Chiunque abbia perso una persona cara sa quanto possano essere preziosi anche pochi attimi: la corsa folle verso la speranza di poter vedere ancora gli di quella persona, la consapevolezza che sei già in ritardo.
E poi arriva il rimorso di non aver chiuso quella conversazione, il rimpianto di non aver chiesto scusa o di non aver chiarito con una persona che, in fondo, ti voleva bene. Per molti la separazione con la persona cara è un momento che ti cambia completamente il mondo, e che sia positivo o negativo, non si è mai pronti ad un addio.
E se potessi parlare ancora con quella persona? Se potessi rivederla? Questo è quello che vuole fare una società sudcoreana, la DeepBrain AI, con il progetto Re;memory.
Re;memory è molto più di un software innovativo che ti permette di parlare con i tuoi cari, è qualcosa che supera anche i limiti dell’umano. Di cosa si tratta?
Sveliamo subito il mistero, è ovvio che non si tratti di una vera conversazione con una persona morta: quella che vedete è una sorta di entità, un video del defunto che però è in grado di avere una conversazione con le persone nel mondo terreno.
Questa tecnologia utilizza infatti registrazioni video pre-morte degli individui per creare una replica virtuale che può interagire con i familiari attraverso videochiamate. Per creare questo entità virtuale il “futuro defunto” deve registrare sette ore di video dove parla di sé stesso, e con questo materiale l’intelligenza artificiale comincia ad apprendere la voce e le espressioni facciali del soggetto, così da poterle riprodurre in modo convincente.
L’ologramma della persona è in grado di rispondere alle domande e condividere ricordi, offrendo un certo conforto ai familiari in lutto. Il costo per tutto questo? Beh – prima di saperlo vi conviene pianificare già il tuo funerale – la modica per realizzare la propria replica virtuale oscilla tra i 12.000 e i 24.000$; e non finisce qui, perché il prezzo di ogni videochiamata fatta dai parenti del defunto è di circa 1.200$.
Noi vi avevamo avvisati.
«Mio caro, prenditi cura della nostra Gigi. Io farò lo stesso con Nati, Bibi e Coco. Siamo ancora una squadra. La migliore».
Queste sono le parole di Vanessa Bryant, moglie del celebre cestista Kobe. Da questo discorso pare chiaro come culturalmente siamo legati al mondo dell’aldilà, ci rivolgiamo ai nostri cari come se potessero ancora sentirci, come se potessimo percepirne ancora la presenza; cerchiamo un loro gesto, un intervento divino come se potessero ancora fare qualcosa, non accettandone l’effettiva scomparsa.
La morte non riesce a recidere i legami interpersonali, e questo è chiaro da tempo.
C’è chi si rivolge a medium per praticare sedute spiritiche per connettersi con l’aldilà, chi invece – scherzosamente – aspetta un leggero movimento della tessera della tavola ouija, oppure chi, come ci raccontano alcuni scrittori, entra in una caffetteria nella speranza di poter tornare indietro nel tempo per vedere una persona scomparsa tempo fa.
Cosa significa quindi questa incursione tecnologica nel mondo dei morti? Molti esperti hanno indagato aspetti negativi e positivi della AI, e le conclusioni sono disparate.
«L’esperienza del lutto è un’esperienza cardine della nostra esistenza, quella attorno alla quale in realtà ruotano dinamiche profondissime che non sono solo individuali ma anche collettive. […] La relazione con la morte è fondante per la vita, ma naturalmente presuppone un passaggio di dolore che appunto mina le nostre certezze, ci fa interrogare sull’impossibile, pone un limite a quelle che sono le nostre esistenze e questo è dal punto di vista della psiche un passaggio costitutivo, che è difficile immaginare di bypassare»
Con queste parole ad Upday la Dott.ssa Erica Poli, psichiatra e psicoterapeuta, comincia a minare qualche dubbio sugli aspetti positivi di questa pratica: questo continuo procrastinare l’arrivo del lutto potrebbe rivelarsi dannoso per le persone, portandole addirittura a privarle di questa esperienza naturale, che fa parte del ciclo della vita.
Lei, come molti professionisti, capiscono che all’inizio è normale cercare di “mantenere vivo un contatto ancora in forma umana ma poi ci dovrebbe essere un percorso nel quale invece si accoglie il cambiamento di quella relazione”
Altre persone vedono in questo software un punto di svolta: un momento prezioso in grado di portare piccoli attimi di felicità e gioia. Il paragone che viene immediatamente in mente è quello di un video ricordo: un fotogramma in cui viene racchiuso un ricordo della persona cara, solo che al posto di essere solo guardato, puoi interagire con questa entità.
È possibile chiamare il defunto durante un compleanno, una festività oppure semplicemente per parlare di qualcosa accaduto nel quotidiano; certo visto il prezzo per niente accessibile al momento il consiglio è di sfruttarlo nelle occasioni speciali, ma questo non vuol dire che un domani rimarrà un appannaggio per pochi, o almeno questa è la speranza.