Accra, città di contrasti e caleidoscopio di vita; l’Atlantico bagna le sue spiagge, e l’aria è densa di profumi: spezie, frutta tropicale, salmastro.
Ci sono palazzi coloniali che si ergono nella città come testimoni silenziosi di un ricco passato, e poi ci sono automobili sfreccianti e venditori ambulanti che animano le strade, mentre grattacieli moderni si stagliano contro il cielo.
È qui che vi portiamo oggi, in un luogo dove la morte viene vissuta come una tappa fondamentale della propria vita, un luogo dove il rito funebre viene celebrato a ritmo di danza. È qui che diversi artigiani esperti, realizzano le bare più stravaganti del mondo.
Abebuu adekai significa “bare proverbiale” nella lingua del gruppo etnico Ga: si tratta di bare dalle forme piuttosto bizzarre: leoni, aerei, asciugacapelli etc.
Oggi il laboratorio più famoso per la produzione di queste bare di fantasia si trova esattamente in mezzo ad un barbiere e ad un negozio di alimentari: un pesce di legno sbiadito è appeso sopra una tavola con scritto in nero “Kane Kwei Coffins”, ma chi gestisce oggi il laboratorio si chiama Eric Adjetey Anang – Kane Kwei era suo nonno.
Le bare in Ghana erano, e sono ancora oggi, tradizionalmente immaginate per rappresentare le vite di coloro che portavano alla tomba, ad esempio un pesce per un pescatore e un martello per un carpentiere. Vengono intagliate appositamente per quella persona, per rappresentare la loro vera essenza.
Partendo da questa tradizione, negli anni ’40, Kane Kwei, convinse la famiglia di un capo recentemente deceduto a seppellire il corpo del defunto nella sua palanchina piuttosto che affrettarsi a costruire una bara di legno standard nei pochi giorni prima che il corpo iniziasse a decomporsi. La palanchine venne quindi scolpita e venne utilizzata come bara.
Questo trattamento inizialmente veniva riservato alle persone di un certo ceto sociale, anche in virtù del costo di tutto il funerale, ma questa disparità economica in realtà non influenza troppo la popolazione, che pur di creare il funerale migliore per il defunto, crea delle vere e proprie collette o addirittura posticipa il funerale – capita anche di anni pur di avere una cerimonia degna della persona.
Uno dei primi casi di utilizzo di una bara scolpita per qualcuno diverso da un capo o un leader della comunità, è il funerale della nonna di Kane Kwei: la donna amava guardare gli aerei arrivare e partire sopra la comunità di pescatori di Teshie, così le venne fatta una bara a forma di aereo.
Lo spirito imprenditoriale di Kane Kwei ha aiutato a far crescere l’attività, e nel 1980 ha aperto il negozio che suo nipote gestisce ancora oggi.
Che si tratti di un vero e proprio business oramai è chiaro a tutti, ma c’è anche molto più di questo: molte delle bare costruire da diversi artisti sono in mostra al Seattle Art Museum, al deYoung Museum di San Francisco, al National Museum of Funeral History di Houston, al Museum of Death di San Pietroburgo, in Russia, insieme a molte gallerie private.
Con questa arte si è riusciti ad andare addirittura oltre il concetto di luogo sacro, portando una bara come opera d’arte, come pezzo unico in diversi musei importantissimi in tutto il mondo.
Delle circa 300 bare che il laboratorio Kane Kwei Coffins produce ogni anno, solo circa il 20% è destinato all’esportazione; l’80% rimanente viene utilizzato per cerimonie funebri tradizionali in Ghana. Visto le richieste molto particolari, le bare esportate possono arrivare a costare tra $1500 e $3000, mentre quelle locali costano circa 2000 cedi ghanesi ($500).
Ma come è nata questa tradizione? Nelle società africane tradizionali, i momenti cruciali della vita sono sempre segnati da cerimonie: nascita, pubertà, matrimonio e morte. Questi riti segnano il passaggio tra le fasi della vita e riflettono una percezione ciclica del tempo. Anche se molti si sono convertiti al cristianesimo o all’islamismo, le tradizioni culturali persistono, influenzate da costumi, valori e credenze.
Le cerimonie funebri sono particolarmente significative, con danze come la Kolomashie e l’Adowa. La musica, oggi gestita con impianti audio moderni, è una delle trasformazioni recenti, non è un caso che nel 2017 sia diventata virale sul web la “coffin dance” (danza della bara): presentata in un documentario della BBC, poi trasformata in un vero e proprio trend del 2020 perché usata per meme e video su internet.
Nei funerali, il modo in cui il defunto è deceduto può influenzare la natura della cerimonia: la morte di un giovane non sposato, con genitori ancora in vita, è considerata una tragedia. In questi casi, si parla di “divisione dei costi”, in cui la comunità contribuisce all’acquisto della bara e si congeda rapidamente dalla cerimonia. Si crede che il corpo del giovane non debba rimanere sulla terra per più di una settimana per evitare ulteriori tragedie. Al contrario, la morte di un anziano può essere ritardata di un anno per permettere la preparazione di una festa.
Tradizionalmente poi, i gemelli non sono invitati ai funerali perché sono considerati portatori di fortuna. Anche l’abbigliamento assume un significato formale: i familiari indossano il rosso, simbolo di pericolo e perdita, mentre gli invitati vestono il nero. Gli uomini aggiungono una stola rossa e le donne un pezzo di stoffa rossa al loro vestito nero, mentre gli invitati meno legati al defunto indossano il nero interamente.
Ogni luogo ha delle tradizioni, degli usi e costumi che lasciano trasparire l’unicità e la bellezza di una popolazione, per questo motivo ci teniamo a raccontare anche luoghi magari distanti dalle nostre abitudini. La ricchezza nello studio di queste culture ci porta a dare interpretazioni diverse al significato della morte, scoprendo anche i differenti modi di gestire l’organizzazione delle cerimonie funebri.