Dei riti funebri ne abbiamo già parlato ampiamente parlato nella nostra sezione dedicata sul sito – cerimonie funebri – ma qui vogliamo approfondire un argomento molto più interessante dal punto di vista culturale: come si svolgono i diversi riti funebri in base alle diverse religioni?
Partiamo dicendo che la morte viene celebrata fin dai tempi antichi attraverso specifici rituali funebri: nelle grotte dello Shanidar, in Iraq, sono stati scoperti degli scheletri di Neanderthal coperti da un caratteristico strato di polline, o ancora nel mondo greco le donne lavavano il corpo del defunto e lo cospargevano di essenze dopo avergli chiusi gli occhi, prima di essere avvolto in un sudario e posto su un letto con i piedi rivolti verso la porta.
Con il passare del tempo le cerimonie funebri sono diventate sempre più variegate e hanno assunto una connotazione fortemente legata alla religione. Con questo articolo cercheremo di scoprire insieme quali sono le caratteristiche che distinguono le diverse cerimonie funebri religiose, sottolineando quanto per Favero sia importante dare sempre un sostegno, emotivo e professionale, per poter organizzare qualunque tipo di rito funebre rispettando le singole religioni.
In Italia il rito funebre cristiano-cattolico è il più comune, questo perché la religione cattolica è sicuramente quella più praticata all’interno del territorio italiano. Stando ai dati DOXA, ad inizio 2021, il 79,6% della popolazione residente in Italia risulta cristiano (in particolare il 74,5% cristiano cattolico); il 15,3% è ateo o agnostico e il 5,1% professa un’altra religione.
Andiamo quindi a raccontare le diverse cerimonie funebri partendo da questi dati, e lo facciamo proprio partendo da religione cattolica (non per nota di merito ma per seguire semplicemente i dati statistici), nonché forse il più noto e richiesto all’interno delle agenzie funebri.
Il rito funebre cattolico si articola in tre momenti principali:
Come abbiamo precedentemente detto, ora ci vogliamo concentrare nell’analizzare tutte quelle religioni che sono presenti all’interno del territorio italiano stando alle statistiche presentate sopra. Trattandosi di religioni, abbiamo deciso di non parlare della sempre più crescente percentuale di persone che si dichiara atea o agnostica.
Siamo consapevoli che trattare queste tipologie di argomenti può essere da un lato molto interessante ma dall’altro può indurre in generalizzazioni o errori, perciò cercheremo di essere il più possibile esaustivi nell’argomentare.
Il concetto di morte legato alla religione musulmana catalizza e determina le caratteristiche della cerimonia funebre: compostezza e sobrietà. Per il musulmano la morte rappresenta un momento di passaggio verso la vita vera.
Estratto dal Paper di Antonio Cuciniello – La morte e l’aldilà nelle credenze dei musulmani.
Hanno inoltre un forte senso di fiducia nei confronti della resurrezione, ed è proprio questa caratteristica che fa sì che durante lo svolgimento del rito funebre musulmano non ci siano pianti e disperazione.
La cerimonia si struttura in 3 momenti:
Una volta raggiunto il cimitero, la religione musulmana prevede che il corpo debba essere inumato direttamente nella terra, ma non sempre questo è possibile, per questo viene solitamente usata una bara in legno tenero. La tomba dovrà essere posizionata perpendicolare alla Mecca in modo che il defunto, posto nel feretro sul lato destro, si trovi di fonte alla Mecca. Durante il rito di sepoltura i partecipanti pregano e gettano ognuno una manciata di terra nella tomba.
La sobrietà è una delle caratteristiche che contraddistinguono la cerimonia musulmana, non a caso i monumenti funebri non sono mai sfarzosi, non sono ricoperti di marmi o simboli lussuosi: le lapidi riportano solo il nome, data di nascita e di morte e, in alcuni casi, l’iscrizione di un versetto del Corano. Sono proibite le foto.
Una volta terminata la sepoltura inizia un periodo di cordoglio della durata di 3 giorni: durante questo tempo, i parenti del defunto ricevono le condoglianze, accolte generalmente con un piccolo rinfresco in casa. Sia i parenti che chi si reca in visita devono evitare di indossare gioielli e abiti vistosi. Nel caso della moglie del defunto, gli abiti eleganti o appariscenti sono da evitare per tutta la durata del lutto, che è di 4 mesi 11 giorni. Trascorsi 40 giorni dalla morte, la famiglia va a far visita alla tomba del defunto e per tradizione distribuisce cibo ai custodi dl cimitero e ai bisognosi.
Gli ortodossi, stando ai dati, sono la 3° religione praticata sul territorio italiano.
Di norma il funerale russo ortodosso si svolge il terzo giorno dopo la morte della persona e la cerimonia funebre si struttura in 3 momenti:
VEGLIA: chiamata anche triaghion – dal nome del canto della liturgia ortodossa – si tratta di una veglia dove i familiari e gli amici si ritrovano, pregano intorno alla salma e chiedono di far riposare in pace l’anima del defunto. Il rito ortodosso dedica grande attenzione e rispetto nei confronti del corpo del defunto che, durante la fase della veglia, non dev’essere mai lasciato da solo. Una volta preparata la salma, viene collocata sopra una impalcatura e posizionata verso la parte più orientale del locale, con la testa rivolta verso est.
Per quanto riguarda la parte estetica strutturale, sopra il capo del defunto viene poi attaccata un’immagine sacra in stile bizantino, mentre la stanza della veglia viene decorata con drappi funebri e paraventi di colore rosso (se nel periodo di Pasqua ortodossa – circa da fine aprile fino a inizio maggio – allora gli addobbi dovranno essere bianchi)
DIVINA LITURGIA: si tratta di una messa speciale che si tiene in memoria del defunto. Il sacerdote legge alcuni passi dal Vangelo secondo Giovanni, tra cui il famoso versetto: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà.” Oltre a questo, la comunità si unisce alle preghiere per onorare il defunto. Il sacerdote, grazie all’aiuto delle preghiere, accompagna il defunto verso l’aldilà e chiede perdono a Dio per tutti i peccati, chiedendo di dargli pace nel Regno dei Cieli.
Durante la celebrazione, i famigliari baciano il defunto sulla fronte, pongono dei fiori freschi sulla bara, sempre in numero pari, e lo salutano chiedendogli perdono, invocando Dio affinché gli conceda l’eterno riposo. I fiori verranno poi estratti dalla bara, la tradizione russa, infatti, non prevede seppellire i fiori freschi nella bara.
SEPOLTURA: secondo la religione ortodossa, non è prevista la cremazione ma solo la sepoltura; non sono contemplati neanche i loculi, e le bare non potranno essere piombate bensì solo chiuse. A questo punto il carro funebre, con la bara già chiusa, si reca al cimitero dove viene calata nella fossa già scavata.
Il quarantesimo giorno
Nella religione ortodossa, il 40° giorno successivo al funerale è una data particolarmente significativa, riflette la fede nella risurrezione e nella vita eterna attraverso Cristo.
In questa giornata è prevista una messa di suffragio, un servizio religioso speciale, all’interno di una chiesa o di altro luogo di culto: vengono recitate le preghiere specifiche per il defunto.
Alla fine della cerimonia i parenti del defunto e la comunità si riuniscono per un momento di condivisione. La famiglia offre un dolce particolare, la kòlliva, preparato solo in occasione di questa ricorrenza. Si tratta di un impasto a base di grano saraceno, zucchero, uvetta, noci e mandorle.
In alcune tradizioni ortodosse, è comune praticare l’elemosina o donare in beneficenza nel giorno del quarantesimo. Questo atto di generosità è considerato un segno di rispetto per il defunto e un modo per condividere la benedizione con coloro che sono in difficoltà.
Il quarantesimo giorno sottolinea l’affetto e la preoccupazione della comunità ortodossa per il defunto e la fede nella risurrezione e nella vita eterna. È un momento di preghiera, riflessione e condivisione che aiuta a confortare la famiglia e la comunità nel processo di lutto e a mantenere viva la memoria del defunto attraverso la grazia divina.
Il protestantesimo in Italia conta almeno 750.000 fedeli suddivisi in molte denominazioni.
Il rito funebre protestante di solito si svolge in modo molto semplice, non esiste il sacramento dell’estrema unzione né il culto dei morti, per cui non si celebrano funzioni di suffragio dopo un certo periodo dalla morte.
La prima cosa che si fa durante un rito funebre protestante è una cerimonia nel tempio: celebrata dal Pastore, non è oggetto di alcuna liturgia particolare e consiste in letture e canzoni scelte dai parenti. Il Pastore protestante legge un brano biblico e fa una meditazione ricordando episodi della vita del defunto. I funerali protestanti possono essere tenuti anche presso una casa o al cimitero.
Dopo la funzione in Chiesa, il feretro viene accompagnato al cimitero dove viene eseguita la sepoltura: qui il parroco interviene e rende omaggio al defunto. Non ci sono divieti riguardo alle forme di sepoltura, per cui una famiglia può scegliere la cremazione e cospargere poi le ceneri in terra o in acqua, seppellire in un cimitero o nella propria proprietà, a seconda comunque della legislazione del paese di riferimento.
Al termine del rito funebre, la famiglia organizza un banchetto presso la chiesa, o in una sala della comunità o presso la casa di uno dei familiari, con la funzione di condividere i ricordi del defunto ed aiutare i familiari a superare il dolore. Tradizionalmente nei funerali protestanti, ci sono due o tre giorni, precedenti alla sepoltura, in cui la famiglia può ricevere le persone per le visite al defunto.
Coloro che partecipano ad un rito funebre protestante spesso inviano fiori o regali come espressione del loro cordoglio, si usa anche fare beneficenza ad associazioni filantropiche in nome del defunto. Inoltre, non è necessario vestirsi di nero, ma è richiesto un abbigliamento rispettoso.
I Testimoni di Geova credono che, dopo la morte, l’individuo non abbia alcuna coscienza, non credono nell’immortalità dell’anima, né in un inferno di tormento eterno. Nutrono invece una forte speranza nella resurrezione: credono che, quando Dio lo riterrà opportuno, le persone che sono morte saranno risuscitate per vivere di nuovo sulla terra, trasformata in un paradiso. Questa speranza è un elemento chiave della loro fede e influenza profondamente il loro atteggiamento verso la morte e il lutto.
I funerali dei Testimoni di Geova generalmente non avvengono in chiese o cappelle funebri, ma nella Sala del Regno il luogo di culto utilizzato dalla loro comunità. In alcune circostanze, se la famiglia del defunto preferisce, il funerale può anche avvenire a casa, in una camera mortuaria e al cimitero; questo perché i Testimoni di Geova non praticano la santificazione o la consacrazione di particolari luoghi, credono che Dio sia ovunque e che ogni luogo sia adatto per l’adorazione.
La cerimonia funebre dei Testimoni di Geova è un evento semplice e focalizzato sul conforto spirituale piuttosto che sull’esaltazione del defunto.
Come si svolgono?
Il funerale di un Testimone di Geova è di solito breve. La cerimonia dura generalmente tra i 30 e i 45 minuti, ma la durata può variare in base alle circostanze specifiche.
Il funerale buddista è ricco di momenti rituali, alcuni dei quali non possono essere svolti in Italia perché in contrasto con le norme che regolamentano le funzioni funebri, ma da qualche anno, si è però raggiunto un accordo tra lo Stato e l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBISG), siglato con la Legge n. 130 del 28 Giugno 2016, grazie al quale oggi è possibile ricevere un funerale buddista in Italia.
Il funerale buddista è ricco di momenti rituali, e per ognuno di questi passaggi, ci sono precetti e usi che possono cambiare in base alla scuola di pensiero che il fedele buddista ha abbracciato. Il buddismo è infatti un movimento molto dinamico, che ha visto negli anni la nascita di diverse correnti di pensiero che, pur richiamandosi agli insegnamenti del Buddha, presentano propri tratti distinti anche nello svolgimento dei funerali.
Quello che comunque accomuna tutte le diverse sfaccettature del Buddismo, è che la morte viene intesa come trasformazione di energia.
Le fasi della cerimonia funebre
ABBANDONO DELLA DIMENSIONE TERRENA: la salma del defunto, appena dopo la morte, deve essere esposta al sole per un periodo che dalle 48 alle 72 ore. è proprio questo passaggio che è impossibile da realizzare in Italia, per questo ci si è messi d’accordo per lasciare il corpo al sole significa andare incontro a una decomposizione più veloce.
PREPARAZIONE DELLA SALMA: questa fase è lasciata alle cure del sogiya, ossia un religioso o un monaco buddista esperto di questa fase, che si occuperà della detersione e della vestizione secondo le tradizioni buddiste: una di queste, molto antica, prevede che accarezzi il capo del defunto per facilitare la fuoriuscita dello spirito.
Dopo essere lavato accuratamente, il corpo viene sistemato in posizione fetale o dormiente, a richiamare la raffigurazione del Buddha con le mani giunte sotto la guancia destra. Non ci sono abiti particolari per la vestizione della salma, generalmente si copre con un lenzuolo bianco. Un’altra antica credenza dice di mettere sul petto, o vicino alla salma, un coltello: questo per permettere al defunto di difendersi dagli spiriti maligni.
VEGLIA FUNEBRE: viene allestita una stanza con ceri profumati e incenso, che i familiari si occuperanno di mantenere per tutta la durata. La durata è generalmente di una notte (in Giappone questa fase del rito funebre buddista è chiamata ‘tsuya’, che significa appunto “passare la notte”). Durante la veglia, un monaco reciterà preghiere e invocazioni, mentre parenti e amici potranno fare offerte di incenso e dare l’ultimo saluto al defunto.
Al termine della veglia, il corpo viene posizionato nel feretro, di solito in legno di cipresso e non verniciato, e accanto si posiziona il rosario buddista
LA CERIMONIA FUNEBRE BUDDISTA: viene officiato da un monaco buddista, ma potrebbe anche essere celebrato da un laico praticante del Buddismo. All’interno della stanza usata per la cerimonia, viene collocata la statua del Buddha e bacchette di incenso vengono bruciate.
La cerimonia prevede la lettura di preghiere e testi sacri seguendo una liturgia ben precisa, che inizia con l’invito a sedersi da parte dell’officiante con le seguenti parole:
“il Buddha dice: tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine e tutti gli esseri animati debbono morire. La causa della morte è la nascita. Questa morte nel nostro cuore causa dolore, ma tale sofferenza è comune a tutto il genere umano ed il Buddha ci ha dato la parabola del kisaqotami ed il seme di senape”.
La parabola citata narra che Buddha, in risposta alla disperazione di una madre che aveva appena perso il figlio, le promette il miracolo della guarigione se questa riuscirà a portargli un seme di senape nato e cresciuto in un luogo dove mai nessuno fosse stato colto dalla morte. L’impossibilità di realizzare l’impresa servirà a farle capire che il dolore e la morte sono comuni a tutti e che possono essere superati intraprendendo il cammino della saggezza, che conduce alla liberazione dagli affanni.
La cerimonia si conclude con un colpo di gong e l’ultima benedizione al defunto.
LA CREMAZIONE: per i buddisti il corpo è solo un involucro esterno, per questo la cremazione sembra essere la scelta più “naturale”, ma non esiste una norma che definisce questa cosa.
In Italia, affinché la cremazione sia possibile, è necessario che questa scelta sia certificata da una dichiarazione scritta del defunto rilasciata presso enti riconosciuti, che nel caso dei fedeli buddisti può essere l’Istituto Buddhista Italiano Soka Gakkai.
Le ceneri non potranno infine essere disperse, bensì conservate in particolari urne e custodite in cappelle funerarie.
L’ebraismo è la religione più antica ad essere ancor oggi praticata in Italia. Una particolarità del funerale ebraico è che nulla avviene nella sinagoga perché questi luoghi vengono considerati spazi di vita e non di morte.
Anche qui la cerimonia si struttura in diversi passi:
PREPARAZIONE DELLA SALMA: prima della purificazione (taharah) la salma viene lavata con acqua (rechitzah); al termine del bagno la famiglia inizia una veglia funebre durante la quale vengono lette le preghiere. Durante questa veglia, una candela è perennemente illuminata per simboleggiare l’immortalità dell’anima, e il defunto non deve mai essere lasciato solo.
L’ultimo passo da compiere prima della sepoltura è la vestizione (halbashah) durante la quale il defunto viene vestito con sudario bianco e tallith (un abito tipico ebraico).
LA SEPOLTURA: il defunto è pronto per essere sepolto in terra, (non sono previste cremazione o tumulazione).
Durante la cerimonia tutti devono avere il capo coperto e i familiari possono strapparsi un pezzo di vestito per comunicare la loro disperazione. Si recita poi il Kaddish del lutto, una preghiera in cui si dimostra che nonostante la perdita di una persona cara, si loda ancora la grandezza di Dio.
Una volta terminato il rito funebre, si rispettano sette giorni di lutto. Questa fase è chiamata Shivah: i familiari del defunto sono esentati da qualsiasi attività, compreso il lavoro. Possono solo mangiare una volta al giorno, un pasto a base di uova sode, pane e caffè che viene offerto dai vicini. Solo il sabato viene interrotta questa condizione.