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Riutilizzare edifici di culto per conservare le ceneri

Una seconda vita per le proprietà ecclesiastiche

Quanti di noi ironicamente hanno detto una volta nella vita: “Basta, vado a farmi suora o prete!”? Beh, se avete davvero intenzione di farlo allora potreste essere d’aiuto alla Chiesa che in questo momento è all’interno di una vera fase di carestia per sacerdoti e praticanti.

Stando infatti ai dati presenti sull’Annuario Pontificio 20241:

  • i numeri relativi ai seminaristi sono calati ancora con una variazione del -1,3% rispetto all’anno precedente: si tratta di un calo che si mantiene costante nell’andamento già dal 2012;
  • i sacerdoti sono -142 unità, passando da 407.872 a 407.730 unità;

Ma perché stiamo parlando di Chiesa in un blog di un’agenzia funebre? Il motivo è semplice, perché proprio a causa del calo demografico di sacerdoti e praticanti è cresciuto il numero di immobili e edifici di culto inutilizzati.

In Italia abbiamo un problema di sovraffollamento cimiteriale e di, chiamiamola, tendenza alla laicizzazione: le persone sono sempre meno propense ad andare a rendere omaggio ai propri cari nei cimiteri, anche per via del decentramento di questi dai centri abitati.

Quindi come fare a risolvere questo problema? Le autorità ecclesiastiche hanno trovato delle possibili soluzioni, alcune più religiose, altre meno.

Le proposte della Chiesa per la conservazione delle ceneri

Cappelle della memoria e case funerarie

Questa soluzione è la più interessante: riutilizzare spazi sacri esistenti per custodire le ceneri dei propri cari. Fra gli spazi papabili per questa proposta ci sono:

  • chiese dismesse;
  • edifici periferici poco frequentati;
  • locali in chiese parrocchiali: cripte, chiostri etc.

Perché scegliere obbligatoriamente un luogo sacro? Perché questo è quanto scritto nel documento “Ad resurgendum cum Christo” del 2016: «Qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione del cadavere, le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro […]»

Proprio in virtù della sacralità degli spazi, è possibile celebrare le esequie per il funerale, così come per altre festività religiose.

Un esempio virtuoso di questo progetto lo possiamo trovare nella Cappella dell’ex scuola materna in Tombola a Chioggia: un’artistica dimora cineraria composta da celle che, come piccole tombe di famiglia, riescono a contenere ognuno 4 urne.

La soluzione più laica che è possibile adottare invece è scegliere di custodire le ceneri all’interno di una casa funeraria.

Una soluzione artistica e spirituale che salvaguardia il patrimonio

Trovare un modo per poter conservare le ceneri dei propri cari in un luogo adatto è un tema ancora caldo che deve ancora trovare molte risposte, ma da questo articolo possiamo portarci a casa un ottimo spunto: il riutilizzo.

Viviamo infatti in una società dove cerchiamo di sprecare il meno possibile: dalla moda fino alla grande distribuzione, si cercano soluzioni per evitare di creare ex novo quanto riutilizzare ciò che c’è. Questo è un esempio virtuoso di come le autorità ecclesiastiche cercano di fare la loro parte con ciò che è di loro competenza, cercando di salvaguardare anche il patrimonio artistico.

È lo stesso Oscar Rossi, titolare della Benedetti SRL, nonché ideatore del progetto, a raccontarlo: «Frequentare una Cappella della Memoria non è solo un modo per ricordare i nostri cari in un contesto che invita alla preghiera e a riconnettersi con il nostro mondo spirituale, ma può essere considerato un vero e proprio percorso artistico.» Molte delle Cappelle della Memoria infatti sono riccamente decorate, come il cinerario della cripta della Basilica Pontificia di Frattamaggiore, dove è stato utilizzato un mosaico.

Gli aspetti burocratici di questa proposta sono certamente ancora da indagare, ma per questo voi non dovete pensare a nulla perché ci pensiamo noi: con il servizio di disbrigo pratiche burocratiche possiamo gestire al meglio ogni dettaglio amministrativo, sollevando voi e le vostre famiglie da incombenze in momenti così delicati.

  1. Fonte L’Osservatore Romano – dati relativi al 1° dicembre 2022 al 31 dicembre 2023 ↩︎

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